"A 17 anni scappo di casa. A 33 vinco il giro del mondo in solitario" - Giovanni Soldini
Ciao. Siamo Marco e Francesco, ogni mese ci immergiamo nella storia di una persona che ci ispira, condividendo idee che possono esserti utili nella vita, nel lavoro e nella carriera.
Questo podcast, come sarà raccontato, non avrà la pretesa di dare lezioni su come vivere o su cosa fare. Sarà soltanto un'occasione per esplorare i pensieri, le idee, le convinzioni e i sentimenti che hanno spinto diverse persone a fare un gran bel lavoro nella loro vita.
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Capitolo 1: I Primi Sogni e la Fuga da Milano
Francesco
Dopo aver fatto due giri del mondo e un numero considerevole di transoceaniche, continuo a navigare per svegliarmi la mattina felice di quello che mi aspetta, per scoprire cose nuove e fare nuove esperienze.
Marco
Sognavo di diventare un giorno un vero vagabondo dei mari, di quelli che non hanno problemi di tempo e di spazio, che se arrivano in un bel posto si possono fermare sei mesi e poi ripartire alla ricerca di altri orizzonti.
Non capivo perché uno dovesse condurre la propria vita impostandola sempre sul domani: il liceo e l'università per diventare ingegnere o avvocato, e poi una bella carriera. Tutto ciò non mi andava a genio e quindi avevo deciso di trovare altre strade.
L'alternativa dei miei sogni era la barca a vela, quindi la prima cosa che sentivo di voler fare era appunto trovare la possibilità di imparare e di fare esperienze nel mondo della nautica.
Bene, oggi vi raccontiamo la storia di Giovanni Soldini e cosa abbiamo imparato leggendo "Nel Blu".
Francesco
Il primo incontro che Giovanni ha con la barca a vela è da bambino con suo padre, che lo porta per la prima volta in barca. Avevano questa piccola barchetta sul Lago Maggiore.
A quel tempo aveva solo 14 anni e mentre i suoi fratelli imparavano a navigare bene, lui si sentiva come chi aveva appena assaporato qualcosa che però gli stava sfuggendo dalle mani. A un certo punto suo padre è costretto a vendere questa piccola barchetta e Soldini lo descrive come un abbandono forzato. È proprio forse questo abbandono forzato a dargli voglia di imparare ad andare in barca a vela.
Ed è così che nel gennaio del 1983 scappa di casa da Milano.
Marco
Quanti anni ha?
Francesco
Diciassette anni.
Scappa di casa da Milano anche perché la scuola e il futuro già scritto lo soffocavano e voleva essere libero di provare a seguire quello che aveva dentro, quindi appunto questa passione per la barca a vela. Ed è così che con l'amico Pino inizia a viaggiare lungo e largo per l'Italia fino ad arrivare in Sicilia.
Il problema è che non avevano soldi e quindi per vivere iniziano a fabbricare e a vendere orecchini. Dopo le prime settimane ritorna a Milano e aveva in tasca ben 800 mila lire che oggi con l'inflazione sarebbero circa 1.450 euro.
Però il punto è che torna da questa piccola esperienza con la certezza che aveva deciso che voleva svegliarsi la mattina contento di quello che gli aspettava durante la giornata.
Capitolo 2: L'Apprendistato a Pesaro
Francesco
Per caso Soldini incontra Francesco Malingri, che è il figlio di Franco Malingri. Franco Malingri insieme a suo fratello Doi erano stati tra i primi grandi navigatori italiani e stavano costruendo una barca da crociera a Pesaro.
Quindi non perde tempo e cerca di chiedere a Francesco di assumerlo per andare a costruire questa barca, e in pochi giorni era su un treno diretto a Pesaro per costruire il Moana 39.
Questa esperienza è fondamentale perché già da piccolino ha la possibilità di poter costruire una barca a vela e in poco tempo capì che in barca non si può chiamare l'idraulico, non si possono chiamare i pompieri, non si può chiamare il dottore, l'elettricista, e nemmeno il meccanico. Appunto bisogna essere pronti ad aggiustare qualsiasi cosa da soli.
Marco
La cosa bella è quello che ho scritto qua: questo atteggiamento dell'apprendista che Franco gli ha insegnato - un atteggiamento mentale che definirei positivo verso gli imprevisti.
Impara già da lì che c'è sempre una soluzione, e secondo me è un atteggiamento che lo aiuterà soprattutto dopo quando comincia a fare le sue prime traversate nell'oceano, quando veramente i problemi seri poi arrivano veramente.
Francesco
Nel frattempo finisce il liceo perché ricordiamo che era scappato da Milano e aveva abbandonato la scuola. Riuscì a recuperare quello che aveva perso con la scuola. Arriviamo nel periodo tra l'83 e l'88.
Capitolo 3: Il Primo Incontro con l'Oceano
Francesco
Nell'ottobre dell'84 arriva il primo incontro con l'oceano perché iniziò a fare trasferimenti stagionali nel Mediterraneo e così andò alle Baleari per cercare un imbarco per i Caraibi.
È così che riesce a trovare un imbarco su questa barca Pearly Gate. Qui si accorge in realtà che lui avrebbe semplicemente portato la barca fino ai Caraibi senza retribuzione né rimborso del biglietto di ritorno o altro, però per lui gli sembrava di toccare il cielo con un dito.
Ovviamente la traversata dell'oceano per un velista è il primo grande obiettivo da raggiungere e lui lo descrive come un obiettivo necessario per diventare un vero marinaio.
Marco
Si era quindi imbarcato su Pearly Gate senza sapere una parola di inglese e si può facilmente immaginare quanto difficile fu per lui anche solo provare a fare il punto con il sestante.
Ed è la prima volta che prova veramente sensazioni bellissime. Qua scrive: "Per la prima volta provai quella sensazione unica che danno le transoceaniche. Quella strana cosa che ti fa assaporare il tempo sotto un'altra forma, che ti fa vivere il presente nella sua pienezza senza preoccuparti d'altro. È un po' come decollare, uscire dal tempo e dallo spazio per entrare in un altro modo di vivere, di sentire e percepire la vita, il presente, il passato e il futuro."
Secondo me questo è una cosa che poche persone provano.
Francesco
La traversata si conclude ad Antigua, dove arrivano dopo 26 giorni. Il problema è che vengono sbarcati in due giorni e si trovano in mezzo alla strada.
Durante questa traversata su Pearly Gate conosce un amico, Dimitri, e grazie a questa amicizia con il meccanico del porto riesce a trovare qualche lavoro per campare e trovare una sistemazione.
Marco
Beh, lui aveva 17, 18 anni. Chi poteva immaginare che sarebbe diventato uno dei velisti più importanti d'Italia.
Capitolo 4: Il Concetto del Prestigio
Marco
Qua c'è un concetto che secondo me è importante esplorare: il concetto del prestigio, che è un concetto che viene esplorato molto in vari essay di Paul Graham.
Paul Graham è stato il cofondatore di Y Combinator, l'incubatore principale che ha incubato molte compagnie come Airbnb, Reddit e altre compagnie oggi grandissime.
Ho qua un po' di appunti che ho scritto perché secondo me è importante e si collega molto a Giovanni Soldini.
È sul fatto che lui non ha mai cercato il prestigio. Cioè se lui voleva conseguire qualcosa di prestigioso sicuramente non faceva il marinaio. Però seguendo la sua idea di quello che voleva fare e seguendo non il prestigio, ma qualcosa che lui sentiva veramente dentro, è diventato poi uno dei più grandi velisti italiani.
Paul Graham scrive in uno dei suoi essay, si riferisce a quello che tu non dovresti fare: "What you should not do, I think is worry about the opinion of anyone beyond your friends, you shouldn't worry about prestige. Prestige is the opinion of the rest of the world. When you ask the opinions of people whose judgment you respect, what does it add to consider the options of people you don't even know.
It's easy advice to give, but it's quite hard to follow, especially if you are young. Prestige is like a powerful magnet that warps even your belief about what you enjoy. It causes you to work not on what you like, but you would like to like. Prestige is just fossilized inspiration.
If you do anything well enough, you will make it prestigious. Plenty of things, we now consider prestigious were anything but at first. Jazz comes to mind. So just do what you like, and let prestige take care of itself."
Ora Soldini è considerato uno dei più grandi velisti italiani, giusto?
Ed è ora, se tu pensi a Giovanni Soldini, è prestigioso. Lavora con Ferrari, lavora con Maserati. Ma prima, quando vendeva gioielli o quando vagabondava per la Giamaica, era tutto tranne che una cosa prestigiosa.
Se tu fai una cosa per tanto tempo, te la rendi prestigiosa, esattamente come Soldini. Lui l'ha fatto per tanto tempo, ha seguito quello che lui voleva fare e lui ha reso il suo lavoro prestigioso.
Capitolo 5: Il Vendée Globe e l'Acquisto di Looping
Francesco
Quindi arriviamo al 1989, un altro anno essenziale: è il primo anno che parte il Vendée Globe. Cioè, penso, la regata in solitario più difficile al mondo, perché senza soste, senza tappe e senza assistenza.
Quindi, il 15 settembre partiva la BOC Challenge, che è una regata importantissima che parte da Newport, e comincia con il suo armatore ad andare a Newport per guardare queste barche e per comprarne una.
Ed è bello quando scrive le sue emozioni quando arriva all'aeroporto di Kennedy, JFK. Mentre sulla sua strada per andare a Newport, gli sembrava praticamente impossibile essere lì, perché pian piano si stava avvicinando a realizzare il suo sogno da regatante professionista.
Era anche preoccupato, perché un ragazzo che sta iniziando a intraprendere il suo sogno, e quindi le paure che magari tutto questo si risolvesse con nulla di fatto, che l'armatore si tirasse indietro perché la barca costava troppo.
Però alla fine, la sera dell'8 settembre, arriva a Newport.
Marco
Aspetta, prima che continui, qua ho scritto una cosa. Soldini ha sempre seguito quello che gli interessava. E qua ho scritto: segui i tuoi interessi, fallo per tanto tempo e incontrerai delle persone che ti cambieranno la vita.
Perché questa è l'equazione della fortuna. Più fai una cosa che ti interessa, più persone lo sanno, più persone incontri. Più persone lo sanno, più persone incontri e di conseguenza questo piccolo motore che gira per te. Più fai una cosa, più persone lo sanno e più fortunato diventi.
Francesco
Ed è bello che arriva a Newport e tutte le barche sono lì, ormai pronte per partire. E lui vede tutti i suoi idoli e i suoi sogni gli comparvero in quella notte di Newport.
La mattina seguente inizia poi la scoperta di un nuovo mondo, perché inizia a vagare per i pontili e per cercare le barche.
Quindi mentre gira per il pontile vede questa barca, Looping, e dice: "Ok, questa è la barca giusta."
Marco
Che era un 50 piedi.
Francesco
Non era un 60 perché i costi per regatare con un 60 erano troppo elevati, è una barca più piccola. E però più piccola, meno impegnativa dal punto di vista del profilo finanziario, e quindi non avendo soldi, non avendo ancora uno sponsor, era la scelta migliore.
È bello che dice che bisognava mettere chiaro un concetto importante: quindi essere umili, capire che non aveva soldi e quindi non poteva permettersi un 60 piedi, ma soprattutto che era molto meglio un ottimo 50 piedi che un mediocre 60.
Quindi a questo punto compra Looping. Ed è un sogno che si sta realizzando.
Nel giugno del '90 la porta a La Rochelle perché deve metterla a posto, deve prepararla. Looping veniva da un giro del mondo e da due traversate dell'Atlantico.
Il problema è che non aveva soldi per metterla a posto. E quindi riuscì a ottenere il permesso gratis per collegarsi a un'officina che stava dall'altra parte della strada del cantiere per usare l'energia elettrica.
Marco
Allora, aspetta un attimo. Allora, una persona normale a questo punto si arrende. Ciao ragazzi, non è possibile una cosa del genere. E invece lui è completamente l'opposto.
Capitolo 6: Il Concetto di High Agency
Marco
È proprio un filone che vedi secondo me in tutto il libro e questo filone è questo concetto di "high agency".
High agency is the idea that individuals differ in how much they actively shape their lives vs passively accepting circumstances.
Nel senso che se tu immagini Soldini, immagini una persona dove "Soldini happens to life", or "life happens to him", che è diverso.
Cioè la vita non accade a Soldini. He shapes life.
E secondo me questo è un filone che si vede in tutto il libro. È una persona che crede che "Most problems are solvable unless they violate the laws of physics".
Ovvero, se non violano le leggi della fisica, si può trovare una soluzione a qualsiasi cosa. È una persona che "questions authority and conventional wisdom".
È una persona che "recognizes that life is unpredictable and there are no guarantees which motivates them to act courageously and pursue their ambitions".
C'è un bellissimo essay che secondo me tutti dovrebbero leggere di George Mack, che si chiama "High Agency". E spiega che ci sono tre caratteristiche che una persona con high agency ha:
Una: sono "Resourceful", sono delle persone che "They combine creativity and persistence to find novel solutions."
Due: hanno un bias to action. Un bias to action they prefer to act.
Soldini non mi dà quella sensazione di essere una persona che pensa, pensa, pensa, pensa, pensa, pensa. No, una persona che agisce. Quindi ha questo bias to action.
Tre: disagreeability with norms. It's a willingness to challenge norms and persist even when told no.
E qua c'è un esempio che cade a pennello, che c'è nel documentario di Soldini, dove prende la patente per navigare e viene bocciato 3 volte perché guidava il timone con i piedi.
E l'istruttore gli fa "Guarda che non si può guidare il timone con i piedi" E lui fa "Ah Okay"
Francesco
E qua descrive, si lavorava come bestie. Si faceva la doccia nei bagni pubblici, però, senza un soldo, ma felice come non era mai stato in vita mia.
Marco
La Rochelle diventò per me il centro del mondo. Questo è l'aspetto che mi affascinava e mi affascina tuttora di quel mondo. La capacità di avere idee nuove, di crederci e di realizzarle.
Capitolo 7: La Prima Regata Importante
Francesco
A questo punto, arriviamo alla prima regata importante, anche questo punto di svolta: la "Baule-Dakar". Che è la prima regata in solitario che fa con Looping. Ed è bellissimo, perché qua fa vedere che anche lui è umano. Che è terrorizzato.
Ed è un po' quell'emozione che provi quando sei piccolino, che stai magari per andare a fare una gara di atletica. Quindi pensi: "Ma chi me l'ha fatto fare? Quando non ci voglio stare, si sta così bene qua a terra, non ci voglio andare?" E sono le stesse emozioni che lui scrive.
Marco
E poi c'è questo personaggio che qua scrive una cosa interessante: Gianlu, che è la persona più solare che abbia mai conosciuto. Pure avendo un budget dieci volte più piccolo e una barca in alluminio. Il suo segreto? Macinare 15 ore al giorno in condizioni disumane. Più gli si ghiaccia la barba e più è contento.
Qua ho scritto una cosa: se ti piace fare qualcosa o comunque, ma neanche se ti piace, se sei ossessionato a fare una cosa, "you do it longer than anybody else". Lo fai per più ore.
Francesco
A questo punto, finalmente arriva davvero alla partenza della sua prima regata seria in solitario. Alla partenza è pieno di emozioni, paura, non si sente all'altezza, e dice "Cosa ci faccio io qua in mezzo a questa gente che è davvero qua per vincere"
Però è bello perché appena viene sparato il colpo di cannone, sparisce tutto e si concentra solo a navigare bene e far andare Looping veloce.
Infatti dice, "Il colpo di cannone per me fu una liberazione"
E alla fine della Baule-Dakar, arriva al traguardo dopo 10 giorni di navigazione, 1.700 miglia. E dice: "Sulle crocette di Looping c'è praticamente il mio guardaroba per riuscire a riparare le vele danneggiate dalle crocette." E però arriva terzo.
Marco
"Entrando nella Baia di Dakar in questa notte di novembre sono l'uomo più felice del mondo. Questa bella paura passa e lascia spazio al bisogno di risolvere i problemi."
Francesco
Però appena arriva a Dakar, non ha tempo per festeggiare. Da Dakar prende subito un volo per tornare in Italia perché deve cercare uno sponsor.
Quindi riesce a montare una cassetta dei filmati di quello che fa. È affascinante il fatto che aveva i soldi solo per una cassetta. Non aveva altri soldi per farne un'altra. Quindi andava in questo studio, presentava con la sua cassetta i filmati, poi doveva implorare che gli restituissero la cassetta indietro.
Dopo tre mesi, di sponsor interessati neanche l'ombra. Però si mette in testa questo concetto fondamentale: che è meglio uno sponsor che dà pochi soldi ma crede nelle potenzialità del progetto, che uno che spende un fracasso di soldi ma non gli interessa niente di quello che stai facendo.
Dopo un po' entra in contatto con questo CEO di questa azienda, MISCO, che produceva materiali d'ufficio.
E questo signore, insieme alla moglie, aveva conosciuto Soldini a Cuba, quando lui portava le persone in giro per la laguna e gli dice: "Beh, se vuoi ti sponsorizzo io." E lui lo riesce a trovare grazie alla scritta "sponsor wanted" che mise sulla barca.
Quindi questa azienda di nome MISCO, si accordano per un budget di 80 milioni di lire, che per lui non erano tanti, ma erano importantissimi ed essenziali per sopravvivere.
Capitolo 8: La Prima OSTAR
Francesco
Ok, quindi a questo punto arriviamo al primo giugno del 1992, dove partecipa alla OSTAR. È la regata più importante fino a quel momento che Soldini sogna di fare. E nel 1992 lui aveva solo 26 anni.
Parte dalla regata, in realtà dopo un po' di giorni era in testa alla classe dei 50 e aveva un numero importante di 60 piedi dietro di lui. Però, improvvisamente Looping urta qualcosa in acqua, rompe il timone, si rompe la barra del timone e da quel momento in poi la regata è compromessa.
Marco
Infatti qua scrive: "Certo quell'incidente mi era costato caro, ma anche la mia indole impulsiva e la mia inesperienza furono determinanti. Mi arrabbiai così tanto che credo che regalai al mio avversario, per eccessiva autocommiserazione, almeno la metà delle ore di ritardo che accumulai all'arrivo."
Francesco
Infatti si vede proprio che magari sono quelle ultime miglia, quando sapevi di dover arrivare, che non avevi pensato che fosse tutto finito, ma in realtà sono quelle ultime miglia che ti fregano.
Alla fine questa agonia termina il 25 giugno, quando arriva a Newport, però alla fine arriva solo 10 ore dopo Eric, conquistando la seconda posizione della classe dei 50.
Capitolo 9: Il Rovesciamento di Looping
Francesco
E subito dopo parte per la Quebec-Saint Malo. Questa regata però non è in solitario, ma è una regata in equipaggio, e con lui ci sono Manu e Serge. E anche in questo caso non mancano gli imprevisti.
Quello che succede è che devono virare, provano a fare una virata, spostano il timone tutto all'orza, ma la barca non si muove di un centimetro e quindi si accorgono che qualcosa non va. E quindi si sporge, il problema è che più si sporge e più non vede la chiglia. Nel frattempo però in tutto questo frangente Looping è a 90 gradi con l'albero in acqua.
Marco
È la cosa bella che qua scrive: "Continuo a chiedermi, voglio proprio vedere adesso come me la cavo."
Francesco
Sì, anche perché immaginate che bordello: una barca a 90 gradi che poi arriva a 180 gradi quindi completamente rovesciata. Loro tre in mezzo al mare con l'acqua gelida.
Anche qua si manifesta, secondo me è super interessante il rapporto che lui ha con la barca perché lui scrive: "Looping era la mia casa e doveva in qualche modo rimanere tale." Anche perché vedeva tutte le cose che galleggiavano: portafogli, soldi e scrive: "Tutte quelle cose facevano parte della mia barca e della mia casa e non avevo voglia di provare a salvarne solo una parte: o tutto o niente."
Sergio e Soldini volevano assolutamente essere visti dal mezzo aereo e quindi decidono di salire sullo scafo. Mentre Manu, terrorizzato, rimane all'interno.
Però Soldini scrive: "Credo che in questi casi, mantenere il morale, il fatto di non farsi prendere dal panico sia determinante per poter uscire bene dalla situazione di pericolo."
Marco
Cioè questo diventa un po' uno sport estremo. Non è più solamente andare in barca a vela.
Perché uno lo fa?
Cioè perché uno può avere la passione per la barca a vela, però può comprare la barca a vela e farsi un bel giro. Ma qua sono livelli veramente estremi.
Francesco
Se ci pensi, a questo livello arrivi a una condizione con il mare e con la natura, che secondo me non ci immaginiamo. Passare 80 giorni da solo, in mezzo al mare, navigando a 15-17 nodi, con la barca che sbatte contro le onde, e tu sei un tutt'uno sia con la barca che con la natura.
Marco
Non so se c'è qualcosa che sta cercando di evitare o di sfuggire.
Francesco
Sì, alla fine del libro lo scrive che vuole sfuggire dalla malinconia, ed era il suo modo per scappare dalla malinconia e dalla noia della vita.
Comunque, alla fine di tutto questo bordello, cominciano a sentire il rumore di un motore a elica. Quindi, alla fine, li trovano. È una nave cargo, si avvicina, li trova, li mette in salvo.
Marco
Qua scrive cosa vuol dire perdere una barca. Ricordati è sempre questa grande affezione che hai per... che alla fine è un oggetto, però è la tua casa.
"Credo che perdere una barca in questo modo sia una delle cose più tristi che possono succedere a un marinaio. Ma non nascondo che in fondo ai nostri cuori eravamo tutti felicissimi per essere usciti indenni da quella situazione. Tristi per la barca, ma contenti per la pelle."
E un'altra volta si ritrova il suo sogno completamente sgretolato tra le mani.
Francesco: Anche perché aveva investito tutti i pochi soldi che aveva raccolto con MISCO per mettere a posto la barca.
Marco
Prova a pensare come si può sentire in quel momento.
Francesco
Però, anche in questo caso non si butta d'animo, non molla, torna in Italia e fa qualcosa di ancora più sorprendente. Perché l'incidente di Looping succede il 4 settembre del '92, torna in Italia e lui non vuole smettere di navigare e quindi deve trovare un'altra barca, però stavolta perché non costruirla.
Capitolo 10: Il Progetto con i Tossicodipendenti
Francesco
Alla fine si mette in contatto con questo ragazzo che gestisce questa comunità di ex tossicodipendenti che lo fa parlare con il presidente di questa associazione, e decidono: "Ok, perché non costruiamo una barca insieme?" anche perché da un lato costruisce una barca per se stesso, per la sua passione, per la sua professione a questo punto, ma dall'altra, dà la possibilità a tante persone che magari possono scoprire una nuova passione, e magari un giorno andranno a lavorare nel mondo della vela.
Ed è bello che anche stavolta, come quando era andato a comprare Looping, nessuno lo prendeva sul serio. "Ma questo qua non costruirà mai una barca insieme ai tossicodipendenti." E per questo decidono di chiamarla "Stupefacente".
E in otto mesi Stupefacente venne completata.
Marco
È qua anche bello, quando scrive che quando sei entusiasta per fare qualcosa, l'energia non solo attrae le persone giuste, ma in qualche modo riesce a convincere qualsiasi persona, perché hai questa, non solo passione, questa energia così grande e positiva che le persone ti credono.
Infatti, qua scrive come ha trovato i soldi: i soci avrebbero prestato dei soldi, e una volta concluso il giro del mondo avrei venduto la barca e reso loro il denaro. Ovviamente, nessuno credeva veramente di poter rivedere la somma versata.
"A quel punto i soldi erano veramente finiti. Avevo già una quarantina di soci. Tutti quanti, amici, parenti, conoscenti che avevano partecipato al prestito e non sapevo proprio più dove sbattere la testa."
Francesco: La svolta per trovare lo sponsor arriva al Natale del '93, dove sempre il CEO di Viaggidea, Boscoscuro, lo aiuta a trovare uno sponsor un po' più importante e con più soldi.
E quindi lo mette in contatto con il direttore generale di Kodak Italia. Soldini presentò il progetto che piacque molto al direttore della comunicazione.
Marco
Sì. E qua è bello l'affare che fa.
Marco
Sì, perché lui dice un affare che non poteva rifiutare.
Marco
Esatto, ma tu puoi provare a pensare. Cioè questo ragazzo vendeva gioielli, vagabondava per la Jamaica. Fa tutte queste traversate transoceaniche e poi è anche capace di negoziare qualcosa che poi lo aiuterà a fare il suo primo giro del mondo.
Marco
Qua scrive quindi qual è l'affare che fa: "Kodak ci avrebbe dato 50 milioni e per tre mesi la barca si sarebbe chiamata appunto Kodak. Io avrei organizzato il varo e avrei partecipato a una regata di prova, la Roma per Due. Allo scadere del terzo mese avremmo valutato che tipo di ritorno c'era stato e Kodak avrebbe deciso se sponsorizzare con altri 250 milioni la partecipazione al giro del mondo."
"In caso di risposta negativa Kodak avrebbe avuto comunque diritto a un marchio sullo spinnaker per il giro del mondo."
Capitolo 11: Il Primo Giro del Mondo
Marco
Quindi ora arriviamo al suo primo giro del mondo. Ecco qua, una cosa che ho scritto è che la vita ha vissuto tra i 17 e i 30 anni una vita piena fatta di avventure, sacrifici, determinazione, fallimenti.
Quando se penso magari alla mia vita oppure alla vita di molte persone in confronto, non si avvicinano neanche a un per cento della vita vissuta da Soldini.
Francesco
Anche perché immaginati un adolescente ora a scappare di casa e andare a lavorare a Cuba, a portare in giro i turisti per la laguna.
Quindi a questo punto dopo la Roma per Due porta la barca a Charleston dove sarebbe partito il giro del mondo.
Quel 17 settembre del '93 quando partì la regata il problema più grande di Soldini era quell'australiano con i baffetti che veleggiava sulla sua poppa.
Marco
Una cosa che non ho mai pensato è che queste regate non richiedono solamente la bravura del marinaio ma è anche una battaglia psicologica. Infatti qua scrive: "Queste regate si corrono molto con la psicologia e se si riesce a mettere in difficoltà il nostro avversario dal punto di vista psicologico in genere si è fatto almeno la metà del lavoro."
Francesco
A questo punto la regata sta andando da Dio perché arriva in prossimità dell'equatore e non gli sembra vero di come Kodak stia volando sull'acqua e accumula un vantaggio di 400 miglia su David Adams.
Però, qua si vede anche l'orgoglio e la fame e la voglia che Soldini ha di vincere... perché mentre navigava che ha accumulato un vantaggio di 400 miglia ha pensato che ha tutti i 60 piedi e tutti i campioni che ha lasciato dietro di sé e che stavano letteralmente perdendo contro una barchetta che in proporzione sia di costi che di dimensioni era incomparabile.
Marco
E qua però fa un grande sbaglio. Lo sbaglio che fa è che si lascia andare e infatti scrive: "Fu probabilmente lo sbaglio più grave che commisi: lasciarmi andare a tutti quei pensieri, considerare la tappa già vinta."
Francesco
In quel momento succede qualcosa di incredibile,
Marco
"Davanti ai miei occhi a poppa di Kodak un animale immenso si dimenava nell'acqua: prima la coda e poi la testa. Per un attimo i nostri occhi si sono incrociati, ci siamo guardati entrambi stupiti e raggelati. Ciascuno di noi probabilmente aveva voglia di chiedere all'altro 'ma cosa ci facevi proprio qui?' l'unica cosa è che tra navigatore solitario e una balena la discussione non può essere molto articolata."
Francesco
Esatto, perché Kodak si schianta contro una balena.
Alla fine di questa tappa, David arriva con un vantaggio di 100 miglia.
Marco
Qua infatti vedi proprio la parte psicologica: "Più mi arrabbiavo per la tappa, più commettevo errori e imprudenze che andavano a tutto vantaggio del mio avversario. Dopo qualche tappa imparai molto bene a non scompormi."
Che poi qua è facile dire: ok, non scomporti, stai calmo, però in mezzo al mare quando di nuovo stai per avvicinarti alla vittoria e ti succede qualcosa all'ultimo...
"Quando si è soli la psiche è fondamentale. Se il nostro cervello può contare su qualche scusa per accettare una sconfitta, la sconfitta diventa automaticamente sicura. Dalle 22 ore di ritardo che aveva a Cape Town almeno la metà potevano essere evitate."
Francesco
A questo punto arriva a Cape Town, i suoi equipaggi di terra riescono a riparare la barca e ora inizia la parte più dura del giro in solitario perché da Cape Town in Sud Africa affronta tutti i mari più a sud.
E qua infatti lui scrive: "L'uomo ha sempre più paura di quello che non conosce e la prima volta che si affronta un oceano del sud si ha una paura fottuta."
A questo punto la regata continua e la sua corsa con David non finisce mai, che gli sta sempre alle calcagna. E a un certo punto immaginate questi due, con 50 piedi con lo spinnaker, in mezzo all'oceano, che si incrociano.
Fu un vero incubo e solo il primo di una lunga serie e impiegai una giornata intera per perderlo di vista.
Nel frattempo, Soldini scrive: "Il mio amico Adams era un tipo bello coriaceo, e lo dimostrò ancora di più in quei giorni di inferno. Si piazzò al timone e continuò a tirare come un forsennato, con una veletta sulla prua e niente randa."
A un certo punto però forse anche lui osa un po' troppo, e il boma si rompe e rimane in acqua. Cosa che però Soldini scopre solo all'arrivo.
Marco
Infatti il 24 dicembre, alle 11, Kodak taglia il traguardo a Sydney, con due ore di vantaggio su True Blue.
Francesco
Sono due ore, non sono tante.
Marco
"Gli ultimi quattro giorni erano stati più duri che avessi mai vissuto a bordo di una barca a vela."
Francesco
A questo punto riparte per il giro del mondo, dopo la tappa in Australia, per arrivare a Punta del Este quindi l'America Latina.
Soldini arriva a Punta del Este, però con del vantaggio su David, e a questo punto manca l'ultima tappa per il ritorno a Charleston. Però il problema è che mentre tutti arrivano lì, dopo aver affrontato Capo Horn a riposarsi, lui non può, prende l'aereo e torna in Italia. Perché? Perché Kodak decise di non sponsorizzarlo più, perché il vertice dell'azienda era cambiato. Il responsabile della comunicazione non era più la stessa persona, e quindi decisero di non sponsorizzare più Soldini. Quindi lui si trova alla fine di un giro del mondo...
Marco
Senza sponsor.
Francesco
Però per fortuna, meno male che lui torna in Italia. SI mette in contatto con Telecom Italia e l'anno seguente Stupefacente si sarebbe chiamata Telecom Italia.
A questo punto c'è la quarta e ultima tappa, e naturalmente, come va?
Marco
Un disastro.
Francesco
Un disastro totale. Perché si rompe lo strallo, cioè una parte che tiene su l'albero, e infatti lui scrive che si ruppe uno strallo e per miracolo non riuscì a disalberare. Quindi l'albero della barca cade.
Marco
E qua capisce che il suo giro del mondo era perso e scrive questa cosa secondo me bellissima perché fa capire perché uno fa una regata:
"Non fu facile, ma alla fine mi fece capire un sacco di cose. L'importante era aver completato quel giro del mondo e in fondo la vittoria avrebbe cambiato poco. Paradossalmente quello che conta quando si fanno queste imprese è il rapporto con la propria barca, il mare e il vento."
Qua secondo me ci sono tre linee che secondo me sono le tre linee più importanti del libro.
Marco
Non si può fare, quindi tu pensi, ma perché uno fa il giro del mondo? È per vincere e per dimostrare qualcosa a se stesso...
Francesco
Scrive: "Non si può fare un giro del mondo per vincere una regata. Bisogna farlo per il piacere di farlo e solo così si può avere la serenità necessaria anche per vincere."
Fai una cosa per il piacere di farlo. L'obiettivo di vincere è secondario.
Capitolo 12: Il Passaggio ai 60 Piedi e la Costruzione di Fila
Francesco
Ora arriviamo al settembre del '96, dove fa una splendida stagione con Telecom Italia solo che ora è ora di sedersi al tavolo dei vincitori, al tavolo dei grandi. Quindi decide di abbandonare il 50 piedi e entrare nella classe dei 60.
Nel frattempo c'è ancora un altro problema, perché capisce che Telecom Italia non è propensa a comprare per intero il nome della barca e quindi deve cominciare a trovare un altro sponsor.
Trova Fila, l'amministratore delegato di Fila è anche lui appassionato di vela, lo chiama e fissano un incontro, Soldini gli presenta il progetto che andrà benissimo.
E quindi nel periodo tra ottobre del '96 e gennaio del '97, Fila era il primo sponsor, Telecom Italia partecipava come secondo sponsor e la Banca Nazionale del Lavoro che completava il budget come terzo sponsor.
"Furono mesi davvero difficili e frenetici" e Soldini scrive: "Si lavorava come pazzi tutti i giorni per cercare di provare la barca. Fila era all'avanguardia, con molti sistemi che nessuno di noi aveva mai visto e che andavano perfezionati nei minimi dettagli."
E quindi a marzo, Fila era completata e andarono a New York per provare la barca, ma soprattutto per battere il record dell'Atlantico da New York a Cape Lizard.
Soprattutto scrive: "Fila fu ormeggiata accanto alla City e tutte le mattine vedevamo migliaia di omini grigi che con passo veloce si avvicinavano ai loro uffici."
Il 20 marzo del '98, Giovanni insieme al suo equipaggio partono per battere il record nella tratta New York, Cape Lizard.
All'inizio è tutto bellissimo, Fila plana come se non ci fosse un domani, sono molto avanti rispetto a chi aveva fatto il record precedente e sono molto positivi. Però come sempre, una cosa che Soldini sottolinea spesso è il fatto che l'uomo è piccolo e non controlla niente.
La vera forza che comanda è appunto la natura.
E quindi arriva questa grande depressione che non era prevista.
Il 2 aprile la depressione arriva al massimo della sua forza con onde altissime e vento che soffiò fino a raggiungere gli 85 nodi.
Il problema è che questa volta non va tutto benissimo e purtroppo un membro dell'equipaggio non riesce a rientrare all'interno della barca perché appunto si trovava in pozzetto mentre la barca si rivoltava.
È uno dei due Andrea che erano in pozzetto, non tornò più...
Marco
E qua scrive, non è bello quello che scrive qua: "La notte del 3 aprile è stata la peggiore della mia vita. Sarebbe bastato un niente perché tutto si concludesse in una grande avventura da raccontare ai nostri nipoti"
"Non so cosa è successo quella notte ad Andrea, ma qualcosa deve essere andato storto e non è riuscito a raggiungere quel portello."
Francesco
Alla fine quei quattro metri che separavano Andrea dalla salvezza, hanno vinto e noi non siamo stati in grado di far nulla."
Marco
"La barca e l'equipaggio erano ridotti a brandelli. Non fu facile mettere alle spalle quella notte. Decidemmo che saremmo stati uniti e avremmo fatto navigare Fila, anche per ricordare il nostro amico scomparso, per non buttare via il frutto di un anno e mezzo del suo lavoro, e per dimostrare che avevo realizzato una grande barca."
Capitolo 13: L'Atlantic Alone e la Rinascita
Francesco
A questo punto riportano la barca a La Rochelle per metterla a posto e voleva mollare.
Però alla fine decide di partire per l'Atlantic Alone.
Marco
Partendo comunque con uno stato emozionale disastroso.
Francesco
Ed era la prima volta da solo su quella barca, dopo che un suo amico era appena mancato in mare.
Il suo avversario diretto era Mike Golding. Ed è bello come fa il contrasto tra lui e Mike perché scrive: "Mike aveva una squadra e una organizzazione perfette. Tutti in divisa, tutto curato nei minimi particolari, è una barca luccicante con le coperte di protezione sul ponte per non sporcarlo camminandoci sopra. Psicologicamente ci sentivamo tutti così a terra e così sconfitti dentro che eravamo un po' terrorizzati dall'idea di confrontarci con quella perfetta organizzazione anglosassone."
Alla fine però, anche questo giro non si perde d'animo. E fa la partenza più bella della sua carriera. E lascia Mike già dietro di un centinaio di metri. E però alla fine scrive che subito dopo l'ultima boa mette il pilota e se ne frega altamente della regata. Ma l'unica cosa che vuole fare, soprattutto per recuperare da quella tragica notte, è di trovare il contatto con la natura e con la barca.
E poi bello scrive: "Io, la natura, la barca, il mare e Andrea, che sentivo sempre presente."
Marco
Che bello.
Francesco
Scrive: "Fu una regata liberatoria", perché a Charleston arriva dopo 21 giorni in navigazione, abbassando il record della regata e con un distacco di oltre 4 giorni al suo diretto inseguitore, vincendo l'Atlantic Alone.
Dimostra quanto Fila sia una barca performante e forte, ma soprattutto quanto lui sia forte.
Capitolo 14: Il Giro del Mondo Vincente
Francesco
A questo punto arriviamo a una data che è tra le più importanti, se non la più importante, cioè 20 settembre del 1998, quando parte il giro del mondo. Cioè quel giro del mondo che Soldini preparò con Fila e con il suo equipaggio per vincerlo.
È un giro del mondo a tappe che parte da Charleston in America, quindi da Charleston a Cape Town, poi da Cape Town a Auckland, in Nuova Zelanda. Da Auckland a Punta del Este e poi l'ultima tappa da Punta del Este e si torna a Charleston.
Anche alla partenza di questo giro del mondo, forse Soldini sente davvero tanto la pressione, tra il fatto che lui l'ha preparato per vincere, tutto quello che è successo e tutto l'impegno messo per costruire Fila, e soprattutto è una tappa lunga 7000 miglia.
E qua ritornano tutte le paure e le ansie della prima volta che hai preso il mare in solitario. Hai gli stessi pensieri, cioè chi me l'ha fatto fare, io non ho voglia, si sta così bene qua a terra a Charleston.
Alla fine, come dicevi tu prima, anche questo giro decide di prendere una rotta diversa, di passare appunto a nord dell'anticiclone delle Bermude.
All'inizio fu un vantaggio.
Francesco
Il vantaggio accumulato era di oltre 100 miglia, però poi in questo caso ci fa vedere ancora una volta la natura che comanda sull'uomo.
Marco
Arriva una depressione inaspettata e il risultato è che in tre giorni il mio ritardo è passato da 150 a 770 miglia. Quindi prima era in vantaggio perché ha preso una strada diversa e poi però con questa depressione si ritrova in ritardo.
Francesco
Alla fine arriva a Cape Town, quinto con un distacco di due giorni e 20 ore.
Marco
Scrive: "Dopo aver lavorato tutti come matti, per quasi due anni e mezzo, e con le mie teorie meteorologiche, avevo compromesso il risultato di Fila e di questa gara, per noi così importante." Quindi puoi immaginare anche il suo stato d'animo in quel momento.
Francesco
Dopo la prima tappa, il 16 dicembre del '98, Soldini sta navigando nella seconda tappa da Cape Town a Auckland per andare in Nuova Zelanda.
Ed ovviamente in questa tappa non finiscono gli imprevisti, per forza, se no non è una regata di Soldini. Però stavolta lo salva l'udito. Ed è bello, lo descrive molto il rapporto tra lui e la barca, e la cosa più importante è l'udito. Perché la barca ha i suoi rumori, e ogni rumore corrisponde a qualcosa. E però sente questo rumore che non riconosceva.
Marco
Sostanzialmente il boma stava uscendo dalla sua collocazione, stava uscendo dall'albero.
Francesco
E per fortuna lui sente questo rumore, esce, e vede che il boma appunto sta uscendo. E quindi velocemente corre a prendere il martello, a rimettere il boma all'interno dell'albero, e si salva...
Ed è bello anche come descrive il suo rapporto con la barca, perché racconta: "La barca diventa inevitabilmente una specie di piccolo mondo dove tutto ha una ragione. Io sono solo un componente di questo mondo, lei mi porta dal Sudafrica fino alla Nuova Zelanda, e in cambio, io mi occupo dei suoi bisogni. Quando il vento aumenta, lei mi avvisa che le condizioni sono diventate più dure, e io capisco che ha bisogno di me."
Questo è bellissimo: "Si impara che la cosa più sbagliata è fare finta di nulla." Quindi certe volte noi umani siamo strani, e anche il nostro corpo, molte volte ci comunica delle cose, che ormai per noi sono dei segnali chiari, ma comunque facciamo finta di niente per pigrizia.
Ed è proprio questo il punto. In quel caso, lui sarebbe dovuto uscire in mezzo al freddo con le mani gelate, con l'acqua che gli entra nelle vene, per mettere a posto il boma, mentre invece era in coperta, stava tranquillo, al calduccio.
Marco
"Una cosa è certa, navigare in solitario, fa emergere una parte di noi che di solito teniamo nascosta, perché per farla emergere in genere si fa fatica e di far fatica non ne ha mai voglia nessuno."
Francesco
Alla fine il 31 dicembre del '98 il suono della sirena segna la fine della seconda tappa e della prima vittoria di Fila al giro del mondo, ma soprattutto è la prima vittoria assoluta di una barca italiana nella storia di questa regata.
Ovviamente la vittoria di questa tappa fu super importante perché fu una vera e propria riscossa per Soldini, per il suo equipaggio, dopo anche, diciamo, il fallimento della prima tappa.
E ora si parte con la terza tappa da Auckland a Punta del Este dove si capisce che lui, Isabelle, e Golding sono i tre che si contendono la vittoria. Ma soprattutto lui fa capire che Fila è una barca da battere.
Capitolo 15: Il Salvataggio di Isabelle
Francesco
E durante la terza tappa da Auckland a Punta del Este succede l'impensabile.
Partiti da Auckland attraverso tutto l'oceano arriva a Capo Horn, passa a Capo Horn e sono in dirittura d'arrivo a Punta del Este e però Isabelle si rivolta con la barca completamente a 180 gradi.
Quindi, il comitato di regata, avvisa subito Soldini avvisandolo e la prima cosa che fa, nonostante fosse in vantaggio, nonostante fosse per vincere la tappa, la prima cosa che fa, prende e torna indietro.
Il problema è che comunque è in mezzo all'oceano e anche se Isabelle ha gli strumenti per localizzarsi era un'area di 5000 per 5000 miglia, quindi lui inizia a setacciare la zona a pettine quindi fa avanti e indietro in questo piccolo quadrato.
E per puro culo anche lui scrive: "Un tantino di fortuna ci vuole", la trova. Perché capisce che anche se ci fosse passato a 300 metri di distanza non l'avrebbe vista, quindi mentre sta navigando e rimettendo in ordine il pozzetto con le scotte della randa, vedono una macchia nera, quindi si gira per caso e vede la chiglia e lo scafo della barca, quindi si avvicina e la salva.
Ed è bello come lo scrive: che lui non era preoccupato, ma di più perché la vita di Isabelle molto probabilmente era solo nelle sue mani, perché lui era l'unico che avrebbe potuto salvarla.
Alla fine la tappa su Punta del Este la vince lo stesso perché l'avversario che era in testa che non tornò indietro per salvare Isabelle ebbe un problema.
E quindi ora da Punta del Este arriviamo all'ultima tappa che è quella decisiva da Punta del Est per tornare indietro a Charleston.
E ora arriva forse uno dei punti più belli, cioè la quarta tappa. Quindi ripartono da Punta del Este con l'avversario Mark che in tempo record riesce a mettere a posto l'albero, partono, ma Soldini parte più agguerrito che mai. E continua a macinare vantaggio su Mark come se non ci fosse un domani.
Arriva all'equatore dove scrive "ebbi la fortuna di passare al posto giusto nel momento giusto e il distacco tra me e Mark continuò inesorabilmente ad aumentare".
È bello che scrive "in quei giorni malgrado la voglia di regatare e la voglia soprattutto di andare forte mi lasciai prendere da qualche malinconia" e scrive perché finire un'impresa così lunga, così importante, dopo tanti anni di lavoro, probabilmente lo spaventava.
Marco
E infatti nel suo giornale di bordo scrive: "15 aprile è la quarta volta che passo l'equatore e ogni volta è una grande emozione. Le stelle dell'emisfero sud scivolano sotto l'orizzonte per lasciare il posto a quelle di cui siamo abituati. Questa notte il grande carro mi diceva che sto tornando a casa. Non sembra ma un giro del mondo è una cosa grossa che ti lascia il segno, sono 30.000 miglia in linea retta ma almeno 50.000 miglia navigate. Ormai alla fine ne mancano solo 3.000 e sento che il momento degli addii si sta avvicinando ed è strano perché sono contento per aver compiuto una cosa che volevo fare. Fra l'altro come forse ho già detto per me vincere questa regata è come realizzare il sogno di una vita. Ma allo stesso tempo un po' mi dispiace, mi consolo nel fatto che io e Fila faremo altre cose insieme. Ma non potrà essere più la stessa cosa."
Capitolo 16: La Vittoria Finale
Francesco
E l'8 maggio del '99 arriviamo alla fine di questa storia dove Soldini e Fila arrivano a Charleston dopo 117 giorni e 17 ore di navigazione e per la prima volta in un giro del mondo in solitario fu vinto da una barca non francese e non gestita da un equipaggio francese e non fabbricata in Francia.
Soldini riesce a realizzare il suo sogno e vince il giro del mondo.
Marco
Alla fine l'ultima pagina di questo libro secondo me è bellissima: prima di tutto ringrazia tutti e scrive: "Tutto quello che sono riuscito a fare fino ad oggi, l'ho fatto grazie a tantissime persone che mi hanno aiutato molto. Senza di loro non sarei mai riuscito a realizzare i miei sogni."
E poi finisce: "Spero che questo libro possa essere una piccola testimonianza che aiuti i dubbiosi a superare le paure, le resistenze e a lanciarsi verso una vita vissuta a rincorrere i propri sogni."